La scopa della strega
- Melismiria
- 8 mag 2019
- Tempo di lettura: 4 min

La scopa delle streghe ha origini antichissime e la ritroviamo in molte culture,tradizioni e significati. La scopa della strega mi ha sempre affascinato,fin fa piccola potevo notarla nei cartoni animati,nei film e quando arrivava Halloween era il mio oggetto preferito. Mia nonna ne aveva una in campagna,grande,grandissima che davvero sarebbe possibile spiccare il volo con un pizzico di magia! Mia nonna mi ha insegnato che per costruire una scopa di strega bisogna seguire diversi passaggi tra cui: -consacrare la legna e i rami -purificarli -attivare la scopa -“ricaricarla” spazzando da destra verso sinistra nel giorno del Samhain. -Tenerla sempre davanti la porta di casa,gli spiriti devono capire chi comanda.
Vediamo la storia della scopa di strega in diversi luoghi e periodi storici,vi sembrerà strano ma persino un uomo come Pitagora aveva paura della Scopa della Strega. Gli antichi lo sapevano bene: prima di iniziare qualsiasi attività bisognava purificare il sito o scongiurare il malcontento degli dei. Così prima di erigere un tempio o un edificio pubblico chiedevano il parere degli auguri, sacerdoti che consultavano il volo degli uccelli oppure gettavano monete nelle fondazioni di una costruzione. Molto spesso si dipingevano simboli magici sulle porte delle proprie abitazioni, oppure degli enormi occhi apotropaici contro il “malocchio”, pratica che si perpetua ancora nei paesi arabi, oppure appendevano sullo stipite della porta ramoscelli di rosmarino, erba purificatrice per eccellenza. Le nostre nonne per liberarsi delle energie negative e della mala sorte, mettevano sempre nei pressi dell’ingresso della propria casa,una scopa di saggina. Ma non solo: effettuavano veri e propri riti per purificare gli ambienti domestici e per mantenere armoniose le energie. Ma perché lo facevano? Le case, nel tempo, possono diventare un groviglio di energie negative derivate sia dagli inquilini che ci hanno preceduto che da influenze esterne. Le nonne usavano lavare il pavimento con acqua e sale,due potenti simboli di purificazione, elementi dell’acqua santa che eliminavano le influenze negative. E inoltre accendevano incensi ed erbe, quali rosmarino, mirra, salvia e lavanda, per alleggerire l’aria e rimuovere le negatività, oppure la Verbena, detta anche “erba di San Giovanni” per allontanare i malocchi e portare fortuna. Ma un altro rito importante era quello di spazzare il pavimento con la scopa di saggina (sorgo, pianta graminacea), quella delle streghe, per intenderci. Il gesto dello spazzar via le energie negative, è il motivo per cui pare sia nato questo tipo di scopa. Non tanto come strumento di pulizia ma per purificare i luoghi di culto, in primis. Nell’antica Roma, durante le Antesterie, le anime dei morti tornavano sulla terra per far visita ai vivi che le accoglievano con vari riti: le “scopavano” fuori dall’uscio con l’atto simbolico di spazzare il pavimento. Attenzione però, mai spazzare dopo il calar del buio, perché con l’immondizia si butterebbe fuori di casa anche ‘a ciorta, la fortuna. Invece è fondamentale spazzare ogni angolo di casa dopo che un morto è stato portato al cimitero, questo perché l’anima deve andar via pulita e serena e non esser trattenuta in qualche granello di polvere. Invece la scopa diventa un’arma pericolosa in mano ad una donna nubile, se lascia delle tracce di sporco prenderà un marito “zelluso” ovvero con pochi capelli e se spazzando si passa sui piedi di una donna senza marito la si costringerà a restare zitella a vita. Nel corso delle ere, lo strumento, di materiali e forme diverse, ha avuto una sua storia ed una doppia valenza nei quattro angoli del globo passando dall’indiscusso potere apotropaico nelle nostra tradizione meridionale, al simbolo fallico associato ai voli delle streghe. Proseguiamo in ordine cronologico. Il grande Pitagora, nonostante il suo raziocinio, vietava di cavalcare una scopa. Nell’antica Roma, durante le Antesterie, le anime dei morti tornavano sulla terra per far visita ai vivi che le accoglievano con vari riti, passato il tempo stabilito, però, le “scopavano” fuori dall’uscio con l’atto simbolico di spazzare il pavimento. Nell’antica Cina era proibito lasciare scope nelle sale mortuarie perché l’anima del morto poteva tornare come spettro dalla lunga chioma. Nel Messico precolombiano si festeggiava Ochpaniztli, in onore di Teteo-innan, la Grande Madre preposta a “spazzare via” malattie e sventure. Nella nostra tradizione la scopa mantiene il primato tra gli oggetti simbolici a doppia valenza. Il potere apotropaico attribuitole in passato per le sue capacità di tenere lontano streghe e demoni, se messa dietro la porta, si è trasferito nelle scope augurali, variamente addobbate, che si appendono ai portoni nel periodo natalizio; il materiale deve essere assolutamente di saggina, la pannocchia privata dei semi di Sorghum bicolor. Alla scopa sono legati diversi tabù, ad esempio è vietato spazzare il pavimento e buttare l’immondizia fuori dall’uscio dopo il calar del buio, questo perché, con la spazzatura si butterebbe fuori di casa anche l’uria”, cioè la fortuna. Differentemente è indispensabile spazzare ogni angolo di casa dopo che un morto è stato portato al cimitero, questo perché l’anima deve andar via pulita e serena e non esser trattenuta in qualche granello di polvere. Il mio consiglio,una scopa di strega non deve mancare in nessuna casa!
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